martedì 30 gennaio 2007

Il conflitto di interessi in italia




"Lei non ha capito niente perché lei è un uomo medio: un uomo medio è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, razzista, schiavista, qualunquista. Lei non esiste... Il capitale non considera esistente la manodopera se non quando serve la produzione... e il produttore del mio film è anche il padrone del suo giornale... Addio." PP Pasolini La ricotta 1963.

domenica 28 gennaio 2007

Chiesa delle mie brame


Oggi ho un bisogno impellente di esprimere la mia opinione sulla chiesa cattolica romana che di santo non ha più nulla. I tempi cambiano ma lei è immutabile, chiusa in se stessa. C'è internet, la globalizzazione ma lei non guarda più in là dell'Italia, poiché le fa comodo, guarda e si confronta solo con un paese che ha plagiato in secoli dominio. Se ripenso alla spudoratezza dell'italia degli anni '50 in cui c'erano i manifesti "nella cabina elettorale dio ti guarda, vota DC" mi viene la pelle d'oca e le cose non sono poi cambiate così tanto se prima delle ultime elezioni c'è stata la processione di vari politici da Ruini. Fortunatamente il mondo no è l'italia e la chiesa non può fare il bello e cativo tempo fuori come dentro le mura vaticane. In tutti questi secoli di profondi cambiamenti per la società, non ha saputo instaurare un dialogo e mettersi in gioco attraverso un confronto, ma in un rigurgito di medioevo si è chiusa in se stessa, lanciando anatemi. In questo modo ha perso credibilità e seguito. Anche adesso che si schiera contro pacs, coppie di fatto, contraccezione, ricerca scientifica ed interruzione dell'accanimento terapeutico. E' molto simile ad un bambino viziato che quando c'è qualcosa che non gli va a genio si tappa le orecchie e frigna, senza accettare critiche e dialogare, ma un atteggiamento del genere va bene in casa (italia) dove lo conoscono e accettano le sue intemperanze, ma fuori sei ridicolo e ci prende delle cantonate spaventose. La chiesa si culla in questa finta sicurezza, dovuta ad un orizzonte piuttosto miope, dove ancora stanno tutti a sentire le sue intemperanze e cercano di assecondarla, ma deve capire che deve maturare ed affrontare in maniera adulta le sfide della società contemporanea. Cercando di spogliarsi di tante sovrastrutture e fare dei valori d'amore il suo punto di forza, per rispondere al bisogno di valori con le braccia aperte e non coi pugni chiusi.
Purtroppo per lei il messaggio del cristo non ha il copyright, "ama il prossimo tuo come te stesso" e " non fare agli altri ciò che non vorresti ti fosse fatto" sono più laicamente ed universalmente il rispetto degli altri del vivere civile. Nei secoli fino a tutt'oggi la chiesa ha perso di vista questo messaggio e si è cristallizzata nella difesa del suo potere e dei suoi privilegi, senza pensare al bene comune.
Mi auguro che l'Italia sappia riappropiarsi della propria laicità, che sola la può salvare dal malcostume dilagante e che la chiesa sappia riappropriarsi dei propri valori originali, i soli che la possano salvare dall'autodistruzione.

venerdì 26 gennaio 2007

Numero chiuso? Si


Ieri il ministro per l'università e la ricerca scientifica, ha detto che non è possibile continuare con la diffusione del numero chiuso per l'accesso alle facoltà universitarie.
Trovo che questo sia l'errore più grande che si possa fare.
Il numero chiuso è l'unico strumento valido per migliorare la qualità dell'insegnamento in questa istituzione fondamentale per il progresso di una nazione. Ogni cittadino ha il diritto di accedere all'istruzione e tale diritto è garantito dalle università pubbliche, ma ciò non impedisce una regolamentazione dell'accesso in base ai meriti. La società ha bisogno di figure professionali che variano in base al momento storico ed economico del paese, l'ennesimo esempio della legge del mercato. E se non vogliamo una valanga di laureati disoccupati o che facciano lavori per i quali non hanno studiato e quindi non siano preparati, bisogna fare dei programmi quinquennali per regolare l'accesso alle diverse facoltà. Solo così si avrà realmente una classe "dirigenziale" valida che faccia divenire competitivo il nostro paese, e non un plotone di lavoratori precari ai call-center. Lo stato investe delle risorse per permettere la formazione universitaria pubblica e poi i neolaureati vengono sotto-impiegati per lavori non adeguati oppure vanno a lavorare all'estero. In questo modo un paese perde soldi, competitività e credibilità.
Nella mia esperienza professionale di medico e chirurgo, già dodici anni fa c'era il numero chiuso, ma il numero di accessi era assolutamente improprio e assegnato senza alcuna programmazione a lungo termine; ciò ha portato ad un numero enorme di disoccupati, in una professione altamente specializzata.
Trovo quindi che solo un atteggiamento responsabile da parte del governo nella programmazione dell'accesso all'università, secondo criteri di meritocrazia, possa ridare forza al nostro paese. E non è il numero chiuso che crea pregiudizio o disuguaglinza.

mercoledì 24 gennaio 2007

L'America di Bush


Approfitto del discorso di Bush all'Unione per fare qualche riflessione su quello che sono gli Usa dopo 10 anni di amministrazione repubblicana.
Da 4 anni sono impantanati in Iraq, in una guerra senza fine, sui quali però il presidente vuole impegnare ulteriori soldi e sopratutto uomini (carne da macello, numeri senza volto). La scusa è la solita il rischio del terrorismo, solo che questa volta la mezza verità l'ha detta meglio "...siamo di fronte a una minaccia crescente degli estremisti sciiti che sono altrettanto (ndr quanto Al Qaeda) ostili all'America". Infatti il problema non è la minaccia la mondo, ma alla sua potente nazione. Oramai con il suo modo di agire ha fatto terra bruciata in tutti i paesi arabi e sa bene che se allenta la presa ora si ritrova Bagdad in casa. Successivamente bisogna dire che tutta la sua politica è stata incentrata sulla minaccia del terrorismo ed ha lasciato in sospeso gravi questioni di politica interna (welfare, mancata crescita economica, implosione del Nasdaq, aumento della disoccupazione) che però sono rivenute prepotentemente a galla in seguito al fallimento della guerra (chiaro anche ai più reazionari provinciali americani) e alla sconfitta netta alle elezioni di medio termine.
A questo punto una concessione a chi critica lo sperpero energetico degli USA (e gli interessi dei Bush petrolieri), la riduzione in 10 anni del 20% dei consumi di petrolio...ma per non essere dipendenti dai paesi arabi, dove gli amici sono sempre meno.
Ed infine una bella chiusa populistica "Possiamo andare avanti con fiducia perché lo Stato della nostra Unione è forte, perché la nostra causa nel mondo è giusta, e questa notte la nostra causa va avanti"
Direi che la situazione negli Stati Uniti, in questo momento, è stagnante poiché Bush vuole preseguire, con toni più pacati, per la stessa strada percorsa finora ed il congresso cercherà di arginare i suoi deliri guerrafondai.
Quindi non vedo nell'immediato una possibiltà di risanamento della politica dell'unica superpotenza mondiale, bisogna vedere come si comporteranno le potenze nascenti (India e Cina).
D'altronde il loro padre della patria diceva "preparare la guerra, è l'unico modo per mantenere la pace" (G. Washington)

sabato 20 gennaio 2007

Eutanasia, è ora di iniziare il dibatito.











L'ennesimo caso finito sul giornale, di persone sofferenti che implorano l'eutanasia per se stessi, mi ha finalmente indotto a parlarne. Dopo i casi nostrani, Coscioni e Welby, anche in Svezia si è posta la questione in seguito alla richiesta di una malata di morire.



Io penso che questo tema debba essere affrontato seriamente senza tentennamenti da parte del potere legislativo, poichè la scienza ha fatto passi da gigante senza essere seguita di pari passo dal dibattito etico-morale. La mia impressione è che ci si nasconda dietro un dito per rinviare la decisione. Purtroppo o per fortuna adesso si è in grado di mantenere in vita le persone nonostante il deficit di organi vitali, si riesce a mantenere il battito cardaco e l'ossigenazione sanguigna grazie alle macchine, ma questo è vivere?



Non voglio addentrarmi in infinite questioni filosofiche o teologiche, ma nei casi eclatanti che sono venuti alla luce delle telecamere (tanti altri ce ne sono, ma non pubblicizzati dai media) i diretti interessati ritenevano non solo che il loro non fosse vivere, ma che fosse addirittura sofferenza; io penso che la vita di un uomo sia fatta di mente e corpo, senza l'uno l'altro è sofferenza. In questi casi perchè si deve negare la libertà di scelta all'individuo? La religione cattolica afferma che la vita è un dono di dio e solo lui può disporne; benissimo ognuno ha le proprie convinzioni ma perchè un non cattolico non può liberamente disporre della propria vita? Una legge in tal senso consentirebbe di farne ricorso ma non imporrebbe nulla. Purtroppo sappiamo tutti che l'Italia è un paese costituzionalmente laico ma ipocritamente cattolico (abbiamo il Papa in casa), e nessun politico vorrebbe andare contro la massa elettorale dei cattolici. Ma anche altri paesi più laici del nostro tirano il freno su questo tema poichè penso ci sia la paura dell'interpretazione della legge. Non è facile fare una buona legge ossia che sia realmente a tutela di chi ne ha bisogno nel bene, e non l'impunità dietro la quale si possano nascondere omicidio ed induzione al suicidio. Io penso che si dovrebbe cominciare per gradi, partendo dall'istituzione del testamento biologico e nel riconoscimento dell'accanimento terapeutico; a tale proposito è uscito sull'Espresso del luglio 2006 un bel articolo di I. Marino che vi invito a leggere http://www.ignaziomarino.it/Archivio/2/la%20legge%20della%20buona%20morte.pdf .



E per meglio comprendere il cammino che si sta facendo in Italia per una legge che gradualmente riconosca l'autodeterminazione dell'individuo rispetto alla propria vita http://www.ignaziomarino.it/Archivio/2/liberi%20fino%20alla%20fine-espresso%20da%20word.pdf .



Penso che questa sia la buona strada, un percorso progressivo che segua le mutazioni della società e della scienza, senza esserne soggiogati ma affrontandole in maniera critica.



"Il modo in cui lo spirito è unito al corpo non può essere compreso dall'uomo, e tuttavia in questa unione consiste l'uomo". (Agostino)

martedì 16 gennaio 2007

Utero in comodato d'uso


Ossia entro il 2007 si farà il primo trapianto di utero! Ma penso: è prorpio necessario?
La medicina ha fatto e sta facendo passi da gigante, sopratutto nei trapianti d'organo, ma questo non significa che fare un trapianto sia come togliere l'appendice e non solo per il gesto tecnico ma sopratutto per le implicazioni mediche successive. Infatti un organo che non è il mio viene riconosciuto dal mio organismo come estraneo e pertanto tenta di rigettarlo; per questo motivo tutti i trapiantati devo assumere dei farmaci immunosoppressori che addormentino il sistema immunitario ed evitino il rigetto. Ma come il mio sistema immunitario è addormentato per riconoscere l'organo trapiantato lo è nei confronti di virus, batteri e cellule tumorali. Pertanto maggior rischio di sviluppare un tumore o infezioni molto importanti. Stessi rischi per il feto che è dentro l'utero.
Quindi correre tanti rischi lo capisco nel caso di trapianto di organi fondamentali per vivere (fegato, cuore, polmoni, reni), un pò meno in caso di trapianti per recuperare una funzione (mano, faccia, lingua), ma in questo caso quale è lo scopo? Certo la procreazione, ma la sua importanza?
Fondamentale per la specie, se nessuno facesse più figli ci estingueremmo, ma assolutamente trascurabile per l'individuo. C'è il calo delle nascite ma solo nei paesi occidentali e ricchi, non è in gioco la sopravvivenza della specie umana. Quindi questo intervento risponderebbe solo alle esigenze di un singolo individuo, che ha un bisogno impellente di procreare per soddisfare un proprio desiderio. Quindi eticamente ho dei forti dubbi su questo intervento.
In più ritengo che moralmente sia condannabile. Infatti una donna che volesse un simile intervento è una persona egoista, che vuole soddisfare a tutti i costi il proprio desiderio di portare in grembo una vita derivata dalle sue cellule germinali (ndr i suoi ovuli). Basta con i discorsi del bisogno di donare amore, per questo "scopo" sarebbe molto meglio l'adozione (chi ha più bisogno d'amore se non un bambino solo); fortunatamente non si parla più di casato ma certe persone ci tengono comunque al proprio cognome; altre invece ci tengono a specchiarsi nelle caratteristiche genetiche dei propri figli.
Sull'articolo c'è scritto che alla fine della gravidanza oltre al cesareo (per il parto) verrà asportato l'organo trapiantato e quindi si potrà interrompere la terapia immunosoppressiva, che a differenza degli altri tipi di trapianto non sarà " a vita". Questa è una magra consolazione, penso sia semplicistico ed estremamente pericoloso considerare il corpo umano come una macchina, è qualcosa di ben più complesso e delicato; non è sufficiente cambiare i pezzi guasti uno alla volta, in questo caso non vale la proprietà transitiva, quello che viene modificato cambia il risultato.
Un ultimo argomento, che davo per sconato, è che un tale intervento ( e tutte le sue eventuali complicanze) non dovrà mai essere a carico della società, ma totalmente a carico dell'individuo che lo vuole, infatti ribadisco che la società non ne trae alcun beneficio.
Stavo per scordarmi...il primus movens di questa idea del trapianto d'utero è indubbiamente l'ambizione del chirurgo.

lunedì 15 gennaio 2007

I Classici battuti dalla legge del mercato


Dopo la pausa domenicale, volevo soffermarmi su una notizia comparsa qualche tempo fa su Repubblica. In una biblioteca di uno stato americano, a causa del numero crescente dei libri pubblicati e per esigenze di spazio, si era deciso di eliminare i libri meno richiesti dall' utenza. Trovo che un tale atteggiamento sia quantomeno pericoloso, non si puo' permettere che la letteratura, come altre forme di cultura, seguano pedissequamente le leggi del mercato! In una libreria mi aspetto che si metta in bella mostra l'ultimo best-seller e magari il De rerum natura sia lasciato in disparte su uno scaffale impolverato (è un negozio di libri). Ma una biblioteca non puo' sottostare all'auditel librario. La biblioteca è un luogo dove i libri vivono e rivivono, è lei che dispensa sapere e ci permette di non dimenticare il passato, è uno dei luoghi della memoria. E la memoria del passato è la forza e la ricchezza di una civiltà. I popoli che hanno dimenticato il passato sono stati cancellati.
Trovo che si debba intervenire con un netto rifiuto della logica di mercato applicata alla cultura, i risultati devastanti di tale logica sono ben visibili nella televisione. Essa non fa altro che inseguire il gusto del pubblico ed è diventata una pattumiera senza contenuti, piena di pubblicità e non di prodotti.
Una soluzione per non perdere il patrimonio dei nostri classici puo' derivare dalla tecnologia digitale, infatti la trascrizione degli antichi testi in formato digitale (occupa meno spazio) puo' salvarli da questo ingiusto oblio. Stessa soluzione puo' essere adottata per le novità editoriali, formato digitale per non togliere spazio al fascino dei vecchi tomi. Voglio poter entrare in una biblioteca, inebriarmi dell'odore stantio della carta stampata leggermente macerata dall'umidità, lasciarmi avvolgere dall'atmosfera raccolta che solo un silenzio operoso sa darmi ed infine sprofondare in cio' che è stato e sarà.
I libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci
consigliano e si legano a noi con una sorta di familiarità attiva e
penetrante
Petrarca

sabato 13 gennaio 2007

Terrore Policlinico


La seconda inchiesta dell'Espresso sul policlinico invece ha rivelato una notizia che mi ha colpito profondamente, anche perché va ben oltre il degrado fisico ma sconfina nell'orrore morale.
Al Policlinico c'è il fondato rischio che si asportino le cornee dei morti in maniera assolutamente fraudolenta. La cosa che mi avvilisce è da una parte lo scempio di un cadavere indifeso, ma certo che in una società che non ha rispetto per i vivi non ci si puo' aspettare nulla per i morti. Io non sono uno di quelli che vanno a pregare sulle tombe dei defunti, ma sento per certo che un cadavere è un corpo indifeso che non puo' esprimere nessuna volontà e come tale non si deve in nessun modo aggredire.
La cosa ancor più grave, che delle persone arrivino a compiere un'azione tanto moramente riprovevole per qualche soldo in più. Infatti chi perpetra un tale abominio è sicuramente un qualche dipendente, con la complicità di un medico e mandante non si sa chi. Ma nessuna di queste persone penso abbia problemi ha portare a casa il pane, lo fanno per la vacanza più bella e sempre più lontana (da poter far invidia agli amici), per la macchina nuova o la tecnologia più recente.
E questo mi fa orrore, che la gente non abbia più il senso della misura; non sia più in grado di valutare le cose per quello che sono o più banalmente distinguere il bene dal male.
Quindi la nostra società ha prodotto questo paradosso che l'azione più nobile di tutte, ossia donare un organo per prolungare una vita (o solo migliorarne la qualità), sia trasformata, da chi commette questo ignobile delitto, nella più riprovevole delle barbarie.
Trovo che l'unico modo che abbia la società per salvarsi da un tale abrutimento, sia la condanna chiara e netta dei colpevoli (anche in sede giudiziaria), senza generiche scomuniche che lasciano il tempo che trovano.
Mi auguro che l'uomo sappia guardare a se stesso con più amore e compassione di quanto non abbia fatto sino ad adesso, "non uscire fuori di te, rientra in te stesso; la verità sta nell'intimo dell'anima umana" (Agostino)

venerdì 12 gennaio 2007

Orrore Policlinico?


Mi è stato richiesto da parenti, amici ed affezionati visitatori un commento sullo "scandalo" che è scoppiato in Italia riguardante il totale disfacimento del Policlinico Umberto I a Roma. Devo spiegare che mi è stato chiesto un parere in quanto persona informata sui fatti; ho passato ben 12 anni della mia vita in quel posto durante la laurea e la specializzazione.

Forse proprio perché vi ho passato tanti anni non ero per nulla stupito delle varie pecche che l'inviato dell'Espresso ha trovato girando per l'immenso ospedale (http://espresso.repubblica.it/). Anzi si è fermato all'apparenza, ha riscontrato sporcizia nei sotterranei, personale (medici ed infermieri in primo luogo) che fumano ovunque, più grave invece il libero accesso in aree che dovrebbero essere assolutamente interdette al pubblico, per la salvaguardia della saluta pubblica. Per tanti anni ho vissuto tutto cio' e sopratutto ci ho convissuto, macchiandomi di una grave colpa, il silenzio. Ho fatto una delle cose che più critico negli altri, mi sono tappato il naso ed ho nuotato in questa melma, senza alzare la testa.

Cercando di capire le cause del degrado di quello che è il più grande policlinico universitario d'Europa, penso che proprio nella sua vastità vada trovato uno dei talloni di Achille di tale struttura, costruita nel 1903 secondo dei canoni completamente superati dall'urbanistica moderna. I malati ed i medici per passare da un edificio ad un altro, per evitare il freddo e la pioggia, devono passare attraverso i sotterranei, che come tali sono stati concepiti; quindi bui, umidi, pieni di tubi e di aree per la raccolta dei rifiuti.

Inoltre dai medici ai visitatori, passando per gli infermieri, tutti gettano in terra cicche e cartacce, fino agli estremi degli escrementi animali nei sotterranei (a me non era mai capitato di vederne, ma è purtroppo possibile). Tutto questo è il risultato di un lassismo inveterato nel tempo, dovuto alla mancanza di responsabili certi, come avviene in tante altre grandi aziende.

I Primari sono padri-padroni solo del loro piccolo potentato, il reparto, e sono impegnati a difenderlo dalle mire espansionistiche degli altri. I vari direttori, dal dipartimento alla direzione generale, sono troppo presi a lottare per migliorare o mantenere il proprio status, che non possono abbassarsi a fare i guardiani della cosa pubblica.

Cosi' le parti comuni (corridoi, sotterranei, ascensori ed altro) sono terra di nessuno e lasciati al loro destino, che è sotto gli occhi di tutti. Gli addetti delle pulizie, che sono dipendenti di società private che hanno vinto l'appalto del servizio, sono pochi e poco motivati, fanno o non fanno con scrupolo il loro lavoro nessuno li controlla e mai si prenderanno provvedimenti contro di loro.

A tutto cio' va aggiunto l'ingrediente fondamentale, la mancanza di senso civico dei cittadini (in questa definizione rientrano tutti dai medici agli infermieri, dai pazienti ai visitatori), nessuno che sente l'ospedale come proprio e quindi degno di rispetto; ecco spiegate le cicche, le cartacce, gli escrementi, le scritte sulle pareti e lo sfacimento delle strutture.

Ma secondo me il problema maggiore resta all'interno dei reparti e nella struttura universitaria, dove ci sono delle mancanze ben più grosse ed importanti della sporcizia, ossia nell'assistenza al paziente e nella mancanza di volontà di formazione delle nuove leve di medici...ma questo è un problema ampio, che mi sta molto a cuore e che preferisco trattare separatamente in un post futuro.

Nel prossimo post invece vorrei conludere l'argomento policlinico, trattando della novità del secondo atto dell'inchieta dell'Espresso, l'espianto coatto delle cornee ai cadaveri http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Qui-rubavano-gli-occhi-ai-morti/1476047&ref=hpstr1.

giovedì 11 gennaio 2007

Cari amici vicini e lontani...


Ciao a tutti,

sono Roberto e avevo il bisogno di esprimere quello che ho dentro...non proprio una sorta di rutto morale, forse più una psicoterapia a costo zero, o meglio mettere nero su bianco le emozioni che la quotidianità contemporanea mi ispira. Quindi ho deciso di aprire un blog per ammorbare i malcapitati con tutto cio' che mi frulla per la testa, frustrazioni, rabbia, gioia o semplicemente niente. Insomma come il blog di beppegrillo (http://www.beppegrillo.it) ma senza alcuna pretesa di muovere le masse.

Sicuramente faro' degli errori formali essendo un novizio dei blog e ancora più verosimilmente lo sapro' solo io poiché solo io li leggero', ma l'importante è scrivere ed io sto scrivendo...

In più, voleva essere anche un modo per restare in contatto con amici, parenti e connazionali vari che sono nel belpaese e che ho lasciato per quel di Lione.

In particolare questa mia situazione di emigrante ha contribuito a modificare il mio punto di vista su molte questioni ed in particolare mi fa vedere le questioni italiane dall'esterno. Molti eventi fanno montare la rabbia poiché ti senti spettatore di uno spettacolo che non ti piace per nulla e a cui invece prima eri assuefatto...questo è dovuto all'lternativa. Ossia adesso vedo che certe cose possono funzionare in un altro paese ed allora mi domando e perché in Italia no?

Lungi da me una esterofilia cieca, ma certo un maggior spirito critco nei confronti della mia nazione e dei miei concittadini.

Fatta la dovuta introduzione e subito l'esternazione di kossighiana memoria, dico alla prossima.