sabato 20 gennaio 2007

Eutanasia, è ora di iniziare il dibatito.











L'ennesimo caso finito sul giornale, di persone sofferenti che implorano l'eutanasia per se stessi, mi ha finalmente indotto a parlarne. Dopo i casi nostrani, Coscioni e Welby, anche in Svezia si è posta la questione in seguito alla richiesta di una malata di morire.



Io penso che questo tema debba essere affrontato seriamente senza tentennamenti da parte del potere legislativo, poichè la scienza ha fatto passi da gigante senza essere seguita di pari passo dal dibattito etico-morale. La mia impressione è che ci si nasconda dietro un dito per rinviare la decisione. Purtroppo o per fortuna adesso si è in grado di mantenere in vita le persone nonostante il deficit di organi vitali, si riesce a mantenere il battito cardaco e l'ossigenazione sanguigna grazie alle macchine, ma questo è vivere?



Non voglio addentrarmi in infinite questioni filosofiche o teologiche, ma nei casi eclatanti che sono venuti alla luce delle telecamere (tanti altri ce ne sono, ma non pubblicizzati dai media) i diretti interessati ritenevano non solo che il loro non fosse vivere, ma che fosse addirittura sofferenza; io penso che la vita di un uomo sia fatta di mente e corpo, senza l'uno l'altro è sofferenza. In questi casi perchè si deve negare la libertà di scelta all'individuo? La religione cattolica afferma che la vita è un dono di dio e solo lui può disporne; benissimo ognuno ha le proprie convinzioni ma perchè un non cattolico non può liberamente disporre della propria vita? Una legge in tal senso consentirebbe di farne ricorso ma non imporrebbe nulla. Purtroppo sappiamo tutti che l'Italia è un paese costituzionalmente laico ma ipocritamente cattolico (abbiamo il Papa in casa), e nessun politico vorrebbe andare contro la massa elettorale dei cattolici. Ma anche altri paesi più laici del nostro tirano il freno su questo tema poichè penso ci sia la paura dell'interpretazione della legge. Non è facile fare una buona legge ossia che sia realmente a tutela di chi ne ha bisogno nel bene, e non l'impunità dietro la quale si possano nascondere omicidio ed induzione al suicidio. Io penso che si dovrebbe cominciare per gradi, partendo dall'istituzione del testamento biologico e nel riconoscimento dell'accanimento terapeutico; a tale proposito è uscito sull'Espresso del luglio 2006 un bel articolo di I. Marino che vi invito a leggere http://www.ignaziomarino.it/Archivio/2/la%20legge%20della%20buona%20morte.pdf .



E per meglio comprendere il cammino che si sta facendo in Italia per una legge che gradualmente riconosca l'autodeterminazione dell'individuo rispetto alla propria vita http://www.ignaziomarino.it/Archivio/2/liberi%20fino%20alla%20fine-espresso%20da%20word.pdf .



Penso che questa sia la buona strada, un percorso progressivo che segua le mutazioni della società e della scienza, senza esserne soggiogati ma affrontandole in maniera critica.



"Il modo in cui lo spirito è unito al corpo non può essere compreso dall'uomo, e tuttavia in questa unione consiste l'uomo". (Agostino)

3 commenti:

Stefano ha detto...

I cattolici sono contrari all'eutanasia non solo perchè 'la vita è un dono del signore', ma anche perchè credono nel miracolo, nella possibilità, cioè, che fino all'ultimo possa intervenire una guarigione miracolosa. Se miracolo dev'essere, mi verrebbe da obiettare, che sia la resurrezione, così da evitare la lunga agonia e l'inutile dolore del moribondo attaccato alle macchine. Ma questo è voler ponderare l'imponderabile, questionare sugli oscuri disegni divini, e - a quanto dicono - pare sia un male.
Mi trovi d'accordo su tutti i fronti. Il corpo è mio e voglio poterne fare quello che credo, senza dover rendere conto a uno Stato che ricopre d'etica e morale. E però.
Le difficoltà tecniche di partorire una legge in materia sono considerevoli, perchè pensaci, come scriveresti la norma, affinchè non sia soggetta ad abusi?
Essendo il dolore un parametro soggettivo, chi decide quando la soglia di dolore del paziente è adeguatamente e oggettivamente alta, da giustificare la soppressione della vita? Perchè un parametro oggettivo ci vuole. Non si può, (parlo con l'ottica del giurista), lasciare la scelta al paziente, perchè si arriverebbe a legalizzare il suicidio (e non l'eutanasia che sono cose diverse): bisogna essere consapevoli, infatti, che lasciare la scelta al paziente vuol dire permettere a chiunque di sostenere che il proprio dolore è troppo forte da voler essere uccisi. Anche chi in realtà vuole solo morire, per motivi magari di depressione etc... (motivi, cioè, che a seguito di una adeguata terapia psicologica potrebbero essere benissimo superati).

Quindi sono senz'altro per l'eutanasia, ma la decisione dovrebbe essere affidata a:
1) La volontà del paziente;
2) Il parere vincolante del medico, l'unico soggetto che, pur estraneo al dolore, potrebbe oggettivamente capire le condizioni del paziente, le sue prospettive concrete e reali di vita e di recupero, la sofferenza che prova.

Roberto ha detto...

Il dolore è un sintomo e pertanto è il paziente che me lo descrive, è soggettivo per definizione. La scienza ha cercato di creare delle scale di valutazione, ma sempre dopo la descrizione soggettiva del malato. Non ci sono ancora degli strumenti in grado di percepire e valutare il dolore bypassando le percezioni del soggetto. Secondariamente la sofferenza non è solamente fisica ma anche psicologica, e ci sono malattie psichiatriche che non rispondono sempre alle terapie farmacologiche. Quindi in un discorso generalista sull'argomento autodeterminazione trovo che il suicidio sia leggittimo a prescindere da cosa lo genera. Chiaramente nel caso particolare del partorire una legge, si parte dai casi più gravi: malattie neurologiche degenerative e coma vegetativo, evenienze che fino a qualche decennio fa erano immediatamente mortali.
Inoltre il codice non punisce il suicidio (ma l'induzione al suicidio), in quanto non è reato o semplicemente perchè l'eventuale colpevole non potrebbe scontare la pena?

Paola ha detto...

credo che come il solito, l'unica via sia l'onestà intellettuale e morale. Qualsiasi legge purtroppo, sarà manipolata, travisata, sfruttata..come è successo fino ad ora.... leggi fatte per migliorare, vengono sfruttate, usati i cavilli come regole...è la conseguenza della bravura tecnica di molti avvocati. Ecco si potrebbe dire che come gli avvocato "bravi" usano la legge per arrivare ad un risultato di assoluzione o minor condanna, poco importa se l'imputato è notoriamente un cancro per la società, (e qui si aprirebbe un altro dibattito sulla condanna e sulla pena)da rimandare nel blog di Stefano), così una legge fatta per evitare una lunga agonia, risultato peraltro dell'impiego di macchine che sostituiiscono le funzioni spontanee dell'organismo, potrebbe essere usata per estremizzazioni di comodo. Non ho letto l'articolo, e lo farò con attenzione. Io sono convinta che occorre essere messi in grado di agire senza pressioni estremistiche, noi siamo i soliti o bartaliani o favorevoli a Coppi. La vita è un bene preziosissimo, la morte è un passaggio che ci aspetta. Ha senso prolungare una sofferenza grave "gravissima" senza nessuna speranza? Il vero nocciolo è tutto qui